Valutazione attuale: 5 / 5

Stella attivaStella attivaStella attivaStella attivaStella attiva
 

 

 

Lasciare il bagaglio

Se vogliamo camminare nella Terra Pura tutto il tempo ci è d’aiuto lasciar andare le cose che ci impediscono di essere nel momento presente. Ci è utile imparare a lasciar andare ciò che ci fa arrabbiare, imparare a ripartire da zero. Quando pensiamo allo zero ci viene in mente come nullità, e lo percepiamo come qualcosa di negativo. Lo zero però può essere molto positivo. Avere un debito da pagare si indica col segno negativo; quando l’hai ripagato il tuo bilancio torna in pari, torna a zero. È meraviglioso: sei libero.

Ai tempi del Buddha c’era un monaco di nome Baddhiya. Prima di prendere i voti era stato governatore di una provincia del regno dei Shakya. Dopo avere raggiunto l’Illuminazione, il Buddha era tornato alla sua terra d’origine per lar visita alla famiglia. Molti giovani del luogo, vedendo quanto fosse felice e libero, provarono il desiderio di seguirlo: volevano essere liberi. Fra loro c’era Baddhiya.

Per i primi tre mesi di vita monastica, il novizio praticò con tale diligenza da riuscire a vedere molte cose più in profondità. Una notte, mentre praticava la meditazione nella foresta, aprì la bocca e e disse: «Oh, la mia felicità! Oh, la mia felicità!».

Quand’era governatore, Baddhiya dormiva in stanze sontuose, protetto da drappelli di soldati; mangiava cibi costosi, aveva molti servitori. Ora era seduto ai piedi di un albero, senza altri averi che la ciotola per la questua e l’abito.

Un monaco che sedeva accanto a lui senti le sue esclamazioni e pensò che Baddhiya rimpiangesse la perdita della posizione di potere di un tempo; si disse: «Baddhiya forse rimpiange la perdita della vita di prima, quando era governatore». Il giorno dopo, di mattino presto, il monaco andò dal Buddha e gli riferì ciò che aveva sentito. Il Buddha fece chiamare Baddhiya e, alla presenza dell’intera comunità monastica, gli disse: «Fratello Baddhiya, è vero che la notte scorsa, durante Ia meditazione seduta, hai aperto la bocca e pronunciato le parole: «Oh, la mia felicità! Oh, la mia felicità!»? Baddhiya rispose: «Si, mio signore, è vero».

Il Buddha chiese: «E perché? C’è qualcosa che rimpiangi?»

Baddhiya rispose: «Durante la meditazione seduta ricordavo i tempi in cui ero governatore: avevo intorno molti servi ad accudirmi e guardie del corpo a proteggermi, ma la notte stavo sempre sveglio, pieno di paura. Avevo paura che la gente mi derubasse delle mie ricchezze; avevo paura di essere assassinato. Ora, seduto in meditazione ai piedi di un albero, mi sento così libero! Ora non ho niente da perdere: godo a fondo di ogni momento e non sono mai stato felice come lo sono adesso. Ecco perché ho detto: “Oh. la mia felicità! Oh, la mia felicità!”. Nobile maestro, se ho disturbato i fratelli, chiedo scusa». Solo allora nel sangha tutti compresero che le parole di Baddhiya erano espressione della sua reale felicità.

Per favore prendi un foglio di carta e una penna. Va’ ai piedi di un albero, o siediti alla scrivania, e fai una lista di tutte le cose che ti possono rendere felice proprio ora: le nuvole nel cielo, i fiori in giardino, i bambini che giocano, il fatto di avere incontrato la pratica di consapevolezza, la persona cara seduta nella stanza accanto, avere due occhi in buone condizioni. È una lista infinita. Hai di che essere felice già adesso. Hai già di che essere libero dall’andare e venire, dal su e dal giù, dalla nascita e dalla morte. Nutri te stesso ogni giorno con le cose meravigliose che la vita ti offre. Nutri te stesso nel momento presente. Cammina nel Regno di Dio.

Thich Nhat Hanh