Ti ho sempre sentito dire: “Smetti di fare. Osserva”. In seguito, molto tempo dopo, ti ho sentito dire che la mente dovrebbe essere il servo e non il nostro padrone. Sembra non ci sia altro da fare se non osservare. Tuttavia quell’interrogativo continua a sorgere: non si deve fare altro con questo servitore indisciplinato, oltre che stare a osservare?
Non esiste altro da fare con questo servitore indisciplinato se non questo: stare a guardare. In apparenza sembra una soluzione troppo semplice per un problema tanto complicato. Ma questo fa parte dei misteri dell’esistenza. Il problema forse è troppo complesso, ma la soluzione può essere semplicissima. Osservare, essere testimone, essere consapevole sembrano parole elementari per risolvere l’intera complessità della mente. Una eredità di milioni di anni, una tradizione, condizionamenti, pregiudizi, come potranno scomparire con la semplice osservazione? Tuttavia, scompaiono.
Come diceva sempre Gautama il Buddha, se le luci della tua casa sono accese, i ladri non entrano; sapendo che il padrone è sveglio, visto che le luci sono riflesse dalle finestre, dalle porte, il ladro giudica inopportuno entrare. Quando, viceversa, le luci sono spente, i ladri sono attratti dalla casa: l’oscurità è un invito irresistibile. E come diceva Gautama il Buddha, la stessa situazione è vera per i tuoi pensieri, le tue immaginazioni, i tuoi sogni, le tue ansie, tutta la tua mente.
Se è presente il testimone, è simile alla luce: quei ladri svaniscono. Mentre se quei ladri scoprono che non esiste testimone alcuno, iniziano a chiamarne altri, e altri ancora, l’invito è aperto a tutti.
Si tratta di un semplice fenomeno luminoso. Nel momento in cui accendi la luce, l’oscurità scompare. E tu non chiedi: “La luce è sufficiente a far scomparire l’oscurità?” Oppure: “Dopo aver acceso la luce, si dovrà fare qualcos’altro per far scomparire l’oscurità?”
No, la semplice presenza della luce è di per sé assenza dell’oscurità, mentre l’assenza della luce è presenza dell’oscurità. La presenza del testimone è l’assenza della mente e l’assenza del testimone è presenza della mente.
Nel momento in cui inizi a osservare, pian piano, con il rafforzarsi del testimone, la tua mente si indebolirà sempre di più. E nel momento in cui si rende conto che il testimone è giunto a maturità, la mente si assoggetterà e sarà uno splendido servo. E' un meccanismo. Se il padrone compare, il meccanismo può essere utilizzato.
Se il padrone non è presente, oppure è profondamente addormentato, allora il meccanismo continua a funzionare, per quanto gli è possibile farlo, da solo. Nessuno gli da ordini, nessuno gli dice di fermarsi: “Non devi fare queste cose!” E la mente, pian piano, si convince di essere il padrone, e per migliaia di anni lo è stata.
Quando cerchi di essere un testimone, essa lotta, si sente messa in dubbio. E ha scordato completamente di essere solo un servitore. Da tempo immemorabile tu sei assente, non ti riconosce più. Ecco perché esiste tanto conflitto tra il testimone e i pensieri. Ma la vittoria finale non potrà che essere tua, perché sia la natura che l’esistenza vogliono che tu sia il padrone e che la mente sia il servitore. In questo modo le cose tornano in armonia, e la mente non può errare. In questo modo tutto è esistenzialmente rilassato, silente, e fluisce verso il proprio destino. Non devi fare altro che non sia osservare.
Paddy comprò un pappagallo all’asta, prima di pagare chiese: «Questo animale mi è costato un mucchio di soldi. E sicuro che parli?»
Al che il direttore dell’asta rispose: «Certo, ha rilanciato sul prezzo per tutta la sera!»
Due mendicanti se ne stavano vicino a un fuoco, una notte, e uno diceva all’altro: «Lo sai Jim,» borbottò, «la vita di un mendicante non è poi così semplice come la si descrive. Passiamo la notte su delle panchine, per lo più al gelo. Viaggiamo a piedi, schivando i poliziotti in continuazione. Siamo scacciati ovunque andiamo. Non sappiamo quando mangeremo la prossima volta, i tuoi compagni ti possono derubare…», e la sua voce si spense in un singhiozzo.
«Beh», commentò l’altro, «ma se la pensi così, perché non cambi e cerchi un lavoro?»
«Che cosa?», balzò su il primo esterrefatto, «e ammettere di essere un fallito?»
La mente si è abituata a essere un padrone. Ci vorrà un po’ di tempo per riportarla alla ragione. Ed è sufficiente essere un testimone. E' un processo assolutamente silenzioso, ma le conseguenze saranno immense.
Non esiste metodo migliore dell’essere un testimone, per ciò che concerne il disperdere l’oscurità della mente.
In realtà, esistono centododici metodi di meditazione. Io li ho visitati tutti, non dal punto di vista intellettuale. Mi ci sono voluti anni per sperimentare ognuno di quei metodi e per scoprirne l’essenza.
E dopo aver sperimentato centododici metodi, sono rimasto stupito, scoprendo che l’essenza è essere testimoni; ciò che non è essenziale in quei metodi, varia, ma il centro di ognuno di loro è l’essere testimone.
Per questo vi posso dire che esiste solo una meditazione nel mondo intero, e cioè l’arte dell’essere testimone.
Osho