Tutti vogliamo essere felici; nel mondo ci sono molti libri e insegnanti che cercano di aiutare le persone a essere più felici, eppure continuiamo tutti a soffrire.
Potremmo pensare che “stiamo sbagliando qualcosa”, quindi, e che per qualche ragione “non riusciamo a essere felici”. Non è vero: per assaporare la felicità non è necessario essere privi di sofferenza. Di fatto, l’arte della felicità è anche l’arte di soffrire bene. Quando impariamo a riconoscere, abbracciare e capire la nostra sofferenza, soffriamo molto meno. Non solo, siamo anche in grado di andare oltre e di trasformare la sofferenza in comprensione, compassione e gioia, per noi stessi e per gli altri.
Una delle cose più difficili da accettare è che non esista un regno dove c’è solo felicità e non c’è sofferenza. Ciò non significa che ci dobbiamo disperare: la sofferenza può essere trasformata. Appena apriamo la bocca per dire “sofferenza”, sappiamo che nello stesso momento è già presente anche l’opposto della sofferenza. Dove c’è sofferenza, c’è felicità.
Secondo la storia della creazione nel libro biblico della Genesi, Dio disse: “Sia la luce”. Mi piace immaginare che la luce abbia risposto, dicendo: “Signore, devo aspettare che il mio fratello gemello, il buio, sia con me. Non posso esserci senza il buio”. Dio chiese: “Perché devi aspettare? Il buio c’è già”. La luce rispose: “Allora ci sono già anch’io”. Se ci concentriamo esclusivamente sulla ricerca della felicità, potremmo considerare la sofferenza qualcosa da ignorare o a cui opporre resistenza: la consideriamo qualcosa che ci ostacola sulla strada della felicità. Ma l’arte della felicità è allo stesso tempo anche l’arte di saper soffrire bene. Se sappiamo utilizzare la nostra sofferenza, possiamo trasformarla e soffriamo molto meno. Saper soffrire bene è un elemento essenziale per realizzare la vera felicità.
Thich Nhat Hanh