Fuochi si accendono nei dieci angoli dell’universo.
Un vento furioso, pungente li trascina verso di noi da ogni dove.
Appartati nella loro bellezza stanno montagne e fiumi.
Tutt’attorno, l’orizzonte s’incendia del colore della morte.
Per quel che mi riguarda, si, sono ancora vivo,
ma il corpo e l’anima si contorcono come fossero anch’essi sulle fiamme.
I miei occhi bruciati non hanno più lacrime da versare.
Dove vai stasera, fratello, in quale direzione? Lo strepito delle armi è proprio qui vicino.
Nel petto, il cuore di nostra madre avvizzisce
appassendo come un fiore che muore.
China la testa,
i lisci capelli neri ora striati di bianco.
Quante notti ha passato acquattata, all’erta,
sola con la sua lanterna, pregando la fine della tempesta?
Carissimo fratello, so che sarai tu a spararmi stanotte,
trafiggendo il cuore di nostra madre con un’insanabile ferita.
O venti terribili che soffiano dalle estremità della Terra,
squassando le nostre case e devastando i campi fertili!
Dico addio al luogo natale in fiamme, carbonizzato.
Ecco il mio petto! Mira, fratello, spara!
Offro il mio corpo, il corpo che nostra madre generò e nutrì.
Distruggilo se vuoi.
Distruggilo in nome del tuo sogno…
il sogno nel cui nome uccidi.
Mi senti invocare l’oscurità?
“Quando avrà fine la sofferenza?
O oscurità, in nome di chi tu distruggi?”
Torna indietro, fratello caro, e inginocchiati ai piedi di nostra madre.
Non sacrificare il nostro verde giardino
alle sparse fiamme trascinate nel cortile
da lontani venti selvaggi.
Ecco il mio petto. Mira, fratello, spara!
Distruggimi se vuoi
e costruisci con la mia carogna
quello che sogni.
Chi resterà a celebrare una vittoria di sangue e fuoco?
Thich Nhat Hanh