A volte pare che la mente cerchi in tutti i modi di impedirci di cogliere la luce della coscienza pura che già splende in noi, nel Sé. La mente ha fatto un voto solenne: "Di qui non si passa!" per cui state certi che scoverà ogni piccola debolezza per bloccarvi l'accesso a quello spazio di unità che è stato definito nirvana.
A un millimetro dal Nirvana
C'era una volta un uomo straordinariamente distaccato e gentile: modesto e calmo a tal punto da essere quasi invisibile. Aveva una moglie e dei figli che amava teneramente, ma neanche a loro era molto affezionato: insomma nulla sembrava preoccuparlo. Una volta, addirittura, tornato presto dal lavoro, trovò la moglie a letto con il lattaio che se la stava spassando; ma quando li vide disse semplicemente: "Ciao cara, come stai? Vedo che hai invitato un amico; divertitevi, non voglio interrompervi. Vi preparo una tazza di tè?".
Alla moglie ripeteva sempre: "Quel che ti rende felice, fa felice anche me", ma la moglie pensava: "Che razza di uomo sei? Chi sorprende la moglie a letto con un altro di solito si infuria o almeno si sente tradito, ma tu non ti preoccupi di niente! ". Così, non capendo né apprezzando l'autentico distacco del marito un giorno gli disse: "Tu sei buono, ma a me serve un vero uomo" e lo lasciò.
Poi lo presero di petto anche i figli: "Che razza di padre sei? Tutti sanno dello scandalo e della tua strana reazione, sei un padre orrendo! Il lattaio sarebbe molto meglio di te! ". Lui rispose al solito modo, lucido e tranquillo: "Si" probabilmente avete ragione, non sono tanto bravo come padre ". Ancora più risentiti per la sua serenità, i figli conclusero: "Non vogliamo avere più niente a che fare con te!".
A quel punto l'uomo si ritrova abbastanza solo, ma dato che non preferiva una cosa all'altra, non era affatto scosso dai giudizi dei familiari: andò per la sua strada e dopo un po' si ritrovò in un monastero, dove svolgeva un compito del tutto appagante. Puliva e rastrellava con gran cura la sabbia di un giardino zen, disegnando splendidi cerchi, dopodiché si sedeva su una roccia a meditare. In realtà non doveva neanche meditare poiché era già l'incarnazione della meditazione, totalmente assorto nell'Essere. Era così distaccato, silenzioso e vuoto, che iniziò persino diventare invisibile:i chi passava dal giardino zen, il più delle volte non lo notava affatto.
Ora, il re dei demoni venne a sapere di lui e convocò i suoi demoni migliori, o meglio i peggiori. Si mise a sbraitare: "Mi hanno informato che un misero mortale sta per sgattaiolare nel nirvana! Chi è responsabile di lui? Voi avete il compito di vegliare su quest'uomo, come potete permettere una cosa del genere? ".
Al che i demoni risposero: "Sua maestà, e già sotto nostra sorveglianza"."E allora come mai lo lasciate diventare così trasparente? E quasi del tutto scomparso: Non possiamo permetterlo!"
"Ma signore, abbiamo provato di tutto! Lo abbiamo messo alla prova e in ogni maniera: gli abbiamo mandato in casa un lattaio a sedurre la moglie, ma pareva che non lo toccasse affatto; poi la moglie e i figli lo hanno cacciato via, ma ha fatto buon viso a cattivo gioco. Abbiamo fatto il possibile, proprio non riusciamo a infastidirlo non sappiamo, più cosa fare! "
Il re dei demoni concluse: "È comunque un mortale deve pur esserci qualcosa in grado di distrarlo. Non possiamo permetterci che scappi neanche un solo essere umano: lo sapete anche voi quanti problemi crea se ci riesce! Adesso andate, e fate molta attenzione: tutti hanno un punto debole e noi dobbiamo scoprire il suo!"
"Si, sua maestà" i demoni si inchinarono e filarono via.
Un giorno il nostro imperturbabile monaco, dopo aver rastrellato il giardino, sedette sulla sua roccia preferita, fece un lungo respiro e sprofondò in meditazione.
Arrivarono i demoni e presero posto intorno a lui, facendo caso a ogni sua mossa: lui se ne stava semplicemente seduto, quasi invisibile perché totalmente assorto nella sua pratica. A un certo punto anche il demone che gli stava più vicino iniziò a entrare in uno stato contemplativo, finché un compare non dovete scuoterlo e rammentargli: "Ehi, non stargli così vicino! "; al che quello si spostò alla svelta a una distanza di sicurezza.
I demoni rimasero lì per ore, soltanto a osservare e ad aspettare fin quando un forte vento non iniziò a soffiare sulle colline e sul giardino, e a scuotere il grande albero che gli faceva ombra. Molte foglie cominciarono a svolazzare qua e là e un ramoscello cadde proprio nella zona del giardino che il monaco aveva rastrellato con tanta cura. Le foglie volarono via rapidamente, lasciando soltanto il rametto nell'altrimenti immacolato giardino zen. Subito il monaco aprì un occhio per vedere che cosa era successo e scese in fretta dalla roccia per togliere di mezzo quel ramoscello oltraggioso; lo butto via stizzito e poi spianò la sabbia con immensa attenzione prima di riprendere la posizione del loto. Tutti i demoni allora si guardarono a vicenda con sogghigni di intesa e si dissero: "Eccoci qua!".
Iniziarono a scuotere l'albero a più non posso fino a far cadere rami e foglie su tutto il giardino, poi si misero a ballare sulla sabbia, sparpagliandola ovunque. Il monaco nervoso e disorientato, iniziò a urlare e a correre da tutte le parti, nel vano tentativo di porre riparo a quel macello. Era tanto irritato che perse tutta la sua invisibilità e divenne persino verde brillante. Fu così che i demoni gli sbarrano la via del nirvana, guadagnandosi i favori del loro sovrano e un trionfo da eroi al ritorno in patria.
Qual è il tuo rametto? Cioè cos'è che ti distrae in modo prepotente?