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Prendere consapevolezza della gelosia, del biasimo, della paura che proviamo è già un passo positivo verso l’accettazione. Quando ci accettiamo così come siamo, non abbiamo più alcun bisogno di lottare per cambiarci: è già un progresso renderci conto di essere troppo autocritici e accettare i nostri semi negativi. Le persone che non sono consapevoli delle proprie energie negative trovano difficoltà a progredire.

Anche in questo caso, darsi da fare per aumentare la nostra compassione non vuol dire che da un momento all’altro avremo in noi solo elementi positivi: se così fosse non ci sarebbe nessun bisogno di praticare, invece è proprio perché abbiamo in noi i semi delle energie negative che continuiamo a farlo. La pratica è facile: si tratta solo di prendere coscienza delle nostre energie negative; già coltivando questa consapevolezza compiamo passi sicuri sulla via. Il conflitto non è necessario.

Pratichiamo come il fiore di loto e il fango. Il loto non pensa: “Non voglio il fango”, sa di poter fiorire in modo splendido soltanto grazie al fango. Per noi è lo stesso: abbiamo in noi semi negativi, l’elemento “fango”; se sappiamo come accettarli, accettiamo noi stessi. Il fiore di loto non ha nessun bisogno di sbarazzarsi del fango, anzi: senza fango morirebbe!

Se non abbiamo rifiuti, concime, non possiamo avere fiori. Non dovremmo giudicare noi stessi o gli altri; basterà che pratichiamo l’accettazione e ci saranno progressi senza lotta. Il processo di trasformazione e di guarigione richiede una pratica continua: noi produciamo rifiuti tutti i giorni, quindi abbiamo bisogno di praticare continuamente, di prenderci cura della nostra immondizia per poterla trasformare in fiori.

Può darsi che abbiamo intorno amici che sembrano praticare meglio di noi; è importante che ci accettiamo come siamo e non rifiutiamo noi stessi o i nostri sforzi. Certo, forse ci piacerebbe che fosse il contrario, se abbiamo in noi solo il dieci per cento di fiori e il novanta per cento di immondizia; questo genere di pensieri però non serve a niente. Dobbiamo accettare il nostro novanta per cento di immondizia, se vogliamo essere in grado di incrementare quel dieci per cento di fiori portandolo a dodici, poi a quattordici, poi a venti. Questa accettazione ci darà pace e ci eviterà di cadere in un conflitto interiore. Anche coloro che producono molti fiori ogni giorno hanno in sé un po’ di immondizia e devono praticare in maniera continuativa. Non è un male avere in noi il fango della sofferenza, se sappiamo come praticare. Il Buddha ha detto: «Non puoi far crescere un loto sul marmo, è nel fango che va coltivato».

Anche una persona illuminata deve praticare in questo modo. Forse ti chiederai perché una persona che abbia raggiunto livelli tanto alti abbia bisogno di praticare. Lo fa per continuare a trasformare l’immondizia. Puoi pensare che un illuminato sia una persona che non ha più bisogno di praticare ma non è così: ne ha bisogno per continuare a essere felice, come te e come me; non smette mai di praticare, di respirare, sorridere, camminare in consapevolezza e in questo modo continua a generare dentro di sé i fiori della gioia.

Thich Nhat Hanh